venerdì 13 luglio 2012

I resti della "Porticus Aemilia"

Il bello dell'archeologia in diretta: entrare negli scavi di ambienti monumentali del III secolo d. C., dove riaffiorano sepolture di scheletri coperti da grandi anfore delle provincie africane dell'impero. Suggestioni che nel rione di Testaccio regalano i resti della "Porticus Aemilia", l'edificio originario del II secolo a. C., lungo mezzo chilometro e adibito allo stoccaggio delle merci a servizio del porto fluviale, che da venerdì aprirà al pubblico il suo cantiere con un ciclo di quattro visite guidate gratuite fino al 31 luglio tenute dagli stessi archeologi impegnati nelle ricerche. 
L'iniziativa, messa in campo dalla soprintendenza ai beni archeologici, rientra nel progetto di recupero e valorizzazione in collaborazione con il Reale istituto Neerlandese, il I Municipio e il Comune. 
"Dallo scavo partito a giugno, sta venendo fuori un grande ambiente d'età Severiana che ristruttura una navata dell'antico edificio repubblicano, mentre addossate al muro esterno sono riemerse quattro sepolture databili tra il V e VI secolo", racconta il direttore dello scavo Renato Sebastiani. 
Un'operazione, quella dell'apertura straordinaria di siti solitamente chiusi, che la soprintendenza sta promuovendo con successo già al complesso di Santa Croce dove lunedì prossimo partirà il restauro degli affreschi della Domus Acea della villa di Aufidia Cornelia Valentilla: "Santa Croce è una Villa Adriana a Roma. Una residenza imperiale alternativa al Palatino, concepita dai Severi alla fine del II secolo - racconta la soprintendente Maria Rosaria Barbera che ha diretto gli scavi per vent'anni - Costantino, nel III secolo, e sua madre Elena curano una ristrutturazione. Proprio Elena fa di Santa Croce il proprio quartier generale. Le ville con i mosaici furono costruite in tutta corsa dai dignitari che dovevano seguire Elena nel nuovo palazzo".

articolo di Laura Larcan pubblicato su roma.repubblica.it

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